Angoscia (1944) di George Cukor
Paula, dopo il matrimonio, torna nella casa della zia. In quell’abitazione la ragazza è stata testimone dell’omicidio della sua parente, pur non avendo visto l’assassino. Nella casa, però, avvengono fatti strani. Paula perde gli oggetti, sente rumori per tutta la notte. Il marito cambia umore con lei, la tratta da pazza, la tiene praticamente rinchiusa in casa, le rinfaccia ogni sua mancanza. In realtà l’uomo è l’omicida della zia e di notte rovista la soffitta alla ricerca dei diamanti per cui aveva compiuto l’assassinio.
Film basato sulla suspence e sull’ambiguità: è stato girato con maestria utilizzando al meglio il bianco e nero per suggerire effetti angoscianti (appunto), allucinazioni, ricreando visivamente la confusione della donna e l’anima nera del marito. Bellissima la fotografia di Joseph Ruttenberg, vincitore di ben 4 oscar. Il premio è andato a Ingrid Bergman e all’altrettanto magnifica scenografia del maestro Cedric Gibbons (11 statuette e 28 nomination) con William Ferrari. Eppure magnetica è l’interpretazione di Charles Boyer che incarna l’ossessione per il male con sagacia.