Alita (2019) USA di Robert Rodriguez
Alita è un avanzatissimo cyborg che si sveglia in una clinica senza aver alcun ricordo del proprio passato. Presto si trova costretta ad affrontare duri combattimenti mentre cerca di scoprire la verità su se stessa.
Il progetto di portare sullo schermo il manga cult di Yukito Kishiro è di James Cameron. L’ha poi girato a Rodriguez perchè assorbito completamente dall’infinito Avatar 2. Rodriguez l’ha assorbito e diretto rinunciando in larga parte alle sue caratteristiche stilistiche tipiche. Tuttavia è riuscito nell’intento di creare un adrenalico action in cui nella prima parte vi è un’interessante unione tra il ritmo della storia e la visione apocalittica del manga che proponeva una società basata su un evidente sistema di caste.
Ovviamente la riduzione cinematografica deve, nonostante i preannunciati sequel, operare delle scelte che sacrificano lo spirito dell’opera originaria, ma la fedeltà è complessivamente garantita.
Rodriguez non dirige un film perfetto, tutt’altro e mostra la corda nella seconda parte dove cede un po’ al sentimentalismo e alle scelte facili, scorciatoie zuccherose per non apparire troppo cinico proprio quando avrebbe dovuto utilizzare una forza sovversiva maggiore. Eppure il rispetto dello spettatore si avverte nella veste grafica accurata ed originale, nella tensione narrativa degli scontri, nella visione di un mondo disperato che anela ad un possibile Paradiso.
La motion capture ripropone i tratti del manga, gli occhi troppo grandi della protagonista sono elementi di critica, ma non sono determinanti.