Al tuo ritorno (1944) USA di William Dieterle
Zachary, sergente dell’esericito, si sta rimettendo da una ferita. In realtà, il danno maggiore è psicologico. Si sente solo e quando conosce Mary sul treno, si innamora. Non sa che lei è stata condannata per l’omicidio involontario di un uomo che tentava di stuprarla.
La sua solitudine, Zachary non ha parenti o amici, lo spinge a raggiungerla a casa degli zii dove la giovane deve passare i giorni di permesso. L’amore li travolge fino a quando per caso il militare scopre la verità. Mary voleva dirglielo al momento giusto, ma non ce n’era stato il tempo. Sembra tutto finito perché Zachary, deluso, sembra volerla lasciare, ma l’happy end è dietro l’angolo.
William Dieterle dirige un melodramma intenso e di ottimo livello. Al netto delle doverose concessioni al sentimentalismo, c’è originalità nel vedere le diverse prospettive della vita. Si sfugge al consueto quadretto familiare e alla classica figura dell’angelo del focolare. Buona la regia e discreti gli interpreti