50 sfumature di rosso (2017) USA di James Foley
Si chiude la trilogia dedicata all’amore sadomaso di Christian Grey e Anastasia Steele con qualche colpo di scena a tinte gialle. L’ex capo di Anastasia, infatti, vuole vendicarsi di lei e di Grey per riscattare la propria vita. Christian e Ana poi, dopo il matrimonio, cominciano ad avere le prime difficoltà nella loro relazione.
Il sadomaso dei ricchi è troppo da rivista patinata per essere credibile. Dopo il romanzo, anche il film mescola con furbizia glamour e erotismo da cartolina, lusso e un pizzico di suspence, o perlomeno un tentativo perchè si trema davvero poco, per raggiungere un vasto pubblico di ragazzini e di casalinghe di Voghera.
La guida di James Foley, protagonista di opere decisamente migliori in passato, asseconda il mix per sfondare il più possibile al botteghino. La trama però mostra buchi ovunque, le battute pronunciate sfiorano spesso il ridicolo e la mancanza preoccupante di spessore dei personaggi lascia attoniti. Ancora più stupiti si resta poi nel vedere gli incassi, ma non sarà nè il primo nè l’ultimo caso di un’opera pessima amata dal pubblico generalista.
La bruttezza delle caratterizzazioni incide poi pesantemente sulla recitazione. Dakota Johnson sgrana gli occhi dalla sorpresa ogni volta che il marito le mostra un oggetto di lusso, eppure dovrebbe avere capito che è multimilionario; Jamie Dorman alterna occhiatacce ridondanti che dovrebbero spiegare che lui è il master, a slanci sentimentali inspiegabili per chi ha più di 16 anni.
L’intollerabile asilo mariuccia della famigliola trasgressiva si conclude chiaramente con il ritorno all’ovile, al menage familiare tipo Mulino bianco (da non credere, ma il finale è proprio così!!) e al classico quadretto formato da padre affettuoso, madre amorevole e prole. E il resto del mondo? Che si fotta, noi siamo ricchissimi!!