The quiet girl

Il nostro parere

The quiet girl (2022) IRL di Colm Bairéad


Una bambina di 9 anni che proviene da una famiglia difficile va a vivere con dei lontani parenti per l’estate. Durante la permanenza presso la coppia di anziani agricoltori, scopre un nuovo modo di vivere.


“The Quiet Girl” segna un debutto positivo per il regista Colm Bairéad, che con delicatezza e precisione offre un’opera cinematografica che, pur nel suo minimalismo, è ricca di emozione e profondità. Ambientato nell’Irlanda rurale del 1981, il film esplora i temi della solitudine, della famiglia e della ricerca di appartenenza attraverso gli occhi di una bambina di nove anni, Cáit, interpretata in modo straordinario da Catherine Clinch.

Un aspetto rilevante è l’uso della lingua irlandese, che non solo sottolinea l’autenticità culturale del contesto, ma crea anche un’atmosfera intima e familiare. La scelta di raccontare questa storia in gaelico irlandese, anziché in inglese, arricchisce il film di un senso di radicamento nella tradizione e nel paesaggio emotivo e geografico dell’Irlanda rurale.

La vita riflessiva della campagna regala allo spettatore il tempo di immergersi nelle dinamiche emotive dei personaggi. La camera si sofferma sui piccoli dettagli – uno sguardo, un gesto non detto – che diventano veicoli per la narrazione emotiva. Questa scelta stilistica lavora attraverso la sottrazione, dove ciò che non viene detto è spesso più potente di quello che viene espresso apertamente.

Un altro punto di forza è la caratterizzazione dei personaggi. Il padre biologico di Cáit è una figura distante e fredda, segnato da vizi e irresponsabilità, in netto contrasto con i genitori adottivi, Eibhlín e Séan. Questi ultimi, pur segnati da un tragico passato, riescono a offrire alla bambina una forma di amore genuino e tranquillo, fatto di piccole attenzioni e silenzi condivisi. La performance di Carrie Crowley (Eibhlín) e Andrew Bennett (Séan) è intensa e ricca di sfumature, rivelando due persone che hanno trovato una forma di resilienza nel dolore, ma che non sono riuscite a dimenticare completamente il proprio trauma.

L’aspetto visivo del film è altrettanto fondamentale. La fotografia utilizza luci soffuse e toni caldi per creare un senso di intimità e tranquillità, che contrasta con l’oscurità emotiva della storia familiare di Cáit. Molte delle scene sono viste dal punto di vista della bambina, un espediente che aumenta la sensazione di vulnerabilità e innocenza. Il mondo visto attraverso i suoi occhi è fatto di cose che non sempre comprende appieno, e questa distanza emozionale tra la bambina e la realtà degli adulti viene esplorata con grande tatto.

Il tema centrale del film riguarda la crescita emotiva di Cáit e il modo in cui il tempo passato con la coppia adottiva le offre un modello alternativo di famiglia, basato sull’amore incondizionato, la comprensione e la gentilezza. Tuttavia, la sua permanenza presso di loro ha una scadenza, e il ritorno al suo ambiente familiare originale è inevitabile. Il contrasto tra le due famiglie amplifica la sensazione di perdita e ingiustizia quando Cáit viene forzata a tornare nella sua casa di origine, nonostante la trasformazione positiva che ha vissuto.

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