Prigionieri della città deserta

Il nostro parere

Prigionieri della città deserta (1953) USA di Dick Powell


Due evasi in fuga trovano rifugio in una città fantasma del Nevada, abbandonata dai suoi abitanti perché scelta per un test atomico del governo, sul quale sta per essere sganciata una bomba.


L’esordio alla regia di Dick Powell, un thriller denso di tensione, presenta una serie di personaggi bizzarri con difetti psicologici evidenti. Sebbene i personaggi siano ben definiti, la trama risulta instabile per mantenere la coerenza necessaria. L’ambientazione inquietante, situata in un sito di test nucleari nel deserto del Nevada, contribuisce all’atmosfera del film. La sceneggiatura, scritta da William Bowers e Irving Wallace a partire da una storia di Chester Erskine, è resa visivamente attraverso la nitida fotografia in bianco e nero di Nick Musuraca.

Stephen McNally offre una performance convincente come criminale spietato, mentre Jan Sterling e Alexis Smith interpretano rispettivamente una ballerina intrigante e una ricca egocentrica. Tuttavia, la credibilità del personaggio del dottor Neal Garven risulta dubbia, poiché il suo comportamento eroico nei confronti di una moglie infedele appare poco realistico. Nonostante questi difetti, il film riesce a mantenere alta la tensione con una serie di colpi di scena emozionanti, rendendolo un dramma criminale avvincente.

Se, infatti, l’opera segua un canovaccio abbastanza scontato, non si può negare che abbia dei momenti interessanti. La violenta brutalità degli evasi ha una chiara origine nel disagio post guerra. Il regista evidenzia come le scelte poi portino poi le persone su una strada piuttosto che un’altra. Lo fa, però, evitando certi moralismi del periodo e questo è un pregio. Spettacolare anche la conclusione, forse scientificamente poco credibile, ma certamente di effetto.

 

Potrebbe piacerti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Email