Nina dei lupi

Il nostro parere

Nina dei lupi (2023) ITA di Antonio Pisu


Un’improvvisa tempesta solare rende inutilizzabile qualsiasi apparecchiatura elettronica in tutto il pianeta. Lo stesso giorno, una neonata viene ritrovata nei pressi di un piccolo paesino sperduto tra le montagne e viene chiamata Nina.


Pisu è un regista abbastanza alternativo. I suoi film hanno una vis originale che in qualche modo attrae e colpisce. Questa volta parte  dall’omonimo romanzo di Alessandro Bertante, finalista al Premio Strega nel 2011, e costruisce con coraggio un fantasy-thriller distopico, genere che sta trovando un suo spazio nella nostra cinematografia, perlomeno di settore, poichè nel circuito distributivo, lo spazio per opere del genere è assai limitato.

Il film ha un suo fascino pur avendo delle lacune in fase di sceneggiatura, lamentando dei passaggi che tolgono molto dal punto di vista tensivo. Diciamo anche che è difficile restare al livello delle produzioni americane che hanno creato il genere con i limitati mezzi economici a disposizione che si notano, eccome, nei momenti determinanti.

L’incalzare degli avvenimenti, narrati con una corretta brutalità, il discreto ritmo sono il punto di forza della regia di Pisu che crolla nei momenti in cui gli effetti speciali dovrebbero supportare il climax. Purtroppo, l’impianto artigianale costringe il regista a ricorrere a banali flashback  che poco raccontano.

La scelta di Sergio Rubini da sostanza alla banda violenta che altrimenti sarebbe restata in un anonimato preoccupante, così come è convincente la prova di Sara Ciocca. Discreto il cast di contorno in cui spicca Sandra Ceccarelli.

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