Holiday (2023) ITA di Edoardo Gabriellini
Veronica, dopo un processo e due anni di prigione per l’omicidio della madre e del suo amante, viene riconosciuta innocente. Ha tutta la vita davanti, ma trova difficile guardare al futuro quando gli occhi di tutti sono ancora rivolti al passato.
Holiday, diretto da Edoardo Gabbriellini, è un’opera che si immerge nelle contraddizioni, nelle ansie e nelle incertezze della Generazione Z, vera protagonista della narrazione. Nonostante le promettenti premesse – supportate dalla produzione di Luca Guadagnino e dalla contaminazione di generi tra il coming-of-age e il noir – il film sembra perdere subito il proprio slancio, faticando a bilanciare l’ambizioso intreccio temporale e a mantenere una tensione costante.
La struttura narrativa, suddivisa su tre piani temporali, mostra la vita di Veronica prima e dopo un tragico evento, con un’attenzione particolare alle dinamiche psicologiche e sociali che la circondano. Tuttavia, il ritmo narrativo lento e la mancanza di incisività in alcune scelte registiche e di sceneggiatura penalizzano il film, rendendo la prima parte meno efficace rispetto alla seconda. La descrizione dell’ambiente adolescenziale, caratterizzato da regole crudeli e giudizi spietati, offre spunti interessanti, ma non riesce a scavare a fondo nelle complessità dei personaggi, lasciando molte potenzialità inespresse.
Il personaggio di Veronica emerge come un enigma, ambiguo e sgradevole, in un contesto dove le manipolazioni e i non detti dominano le relazioni interpersonali. Nonostante alcuni momenti di forte impatto, come la scena di confronto tra Veronica e il padre, il film non riesce a esplorare pienamente le dinamiche familiari e sociali che potrebbero spiegare il comportamento della protagonista. In definitiva, “Holiday” è un’opera che oscilla tra ambizione e incertezza, lasciando una sensazione di incompletezza e di occasioni perse, nonostante il tentativo di Gabbriellini di evitare moralismi facili e di affrontare temi complessi.
